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Endocannabinoidi – il punto zero di una nuova scienza.

Endocannabinoidi – il punto zero di una nuova scienza.


 

È solo nel XX secolo che la Psicologia Sociale ha preso piede come scienza. Insieme alla Sociologia studia i macro ed i micro fenomeni cui sono soggetti gli esseri umani nel mondo di tutti i giorni. All’interno di questa branca della scienza, possiamo apprendere come i comportamenti, anche di grandi gruppi di persone, dipendono da meccanismi conosciuti.

Nel caso specifico del nostro argomento “Cannabis”, osservare questi meccanismi “col senno di poi” è, quantomeno, curioso.

All’inizio del novecento, a seguito d’interessi personali, è stato deciso di influenzare il comportamento degli uomini al fine di far cambiare la comune percezione circa una pianta. Si è creata un’idea sociale ad hoc, la si è spinta attraverso i canali di comunicazione, si è fatta propaganda, ci abbiamo creduto per un po’, in buona fede, e, alla fine, il pregiudizio di gruppo era stato creato. La Marijuana era diventata un nemico. Lo status quo si è mantenuto per diversi anni fino a che, la Scienza, non ha iniziato a battere insistentemente i pugni sulle porte delle menti chiuse.

30 anni fa viene scoperto il sistema Endocannabinoide, è diffuso pressochè in tutti gli organi del corpo, consta di alcuni recettori accertati e robuste indicazioni che il numero tenderà ad aumentare man mano. Più di 100 sostanze del fitocomplesso cannabinoide possono agire su questi recettori regolando, di conseguenza, e la capacità del nostro corpo di produrre e regolare velocemente simili sostanze.

Ag oggi, l’ego umano, presume di voler conoscere i meccanismi di azione prima degli effetti sinergici. Si vuole comprendere l’azione della molecola pura piuttosto che osservare meravigliati i potenziali effetti positivi sulla salute delle persone. Si parla molto di percentuali e di standardizzazione dei composti con tecniche agricole simili al sistema in cui viviamo, asettiche, sterili, prive di ogni contatto con la fonte principale del potere medicamentoso di questa pianta, la Terra.

È mia opinione personale che, per ottenere una riproducibilità (in ultima analisi lo scopo della standardizzazione) si debba guardare in altre direzioni. Lasciare che la pianta si adatti ad un determinato suolo, ad un certo tipo di clima, per qualche generazione e, solo quando sarà armonica con il luogo in cui è cresciuta riuscirà a esprimere il suo pieno potenziale. È quello il fitocomplesso che io considero “medico”. Le percentuali di Cannabinoidi sono un dato facilmente acquisibile e confrontabile. Siamo di fronte ad un punto zero dove la clinica, accademicamente intesa, si appresta a tornare regina dell’antica Arte Medica.

Cannabis Sativa: una visione Ayurvedica secondo i 5 elementi.

Cannabis Sativa: una visione Ayurvedica secondo i 5 elementi.


Nel pensiero classico, i quattro Elementi sono stati proposti da Empedocle ed erano Terra, Acqua, Aria, Fuoco. Fu Aristotele ad aggiungere il quinto Elemento, l’Etere. Chiamato poi Akasha in India e Quintessenza in Europa.

Il concetto dei cinque elementi si riscontra nello studio delle filosofie sia Induiste che Buddiste. Nell’induismo, particolarmente, viene descritto come la “materia” sia caratterizzata solo da quattro dei cinque elementi e che l’ultimo completi la descrizione del “tutto”, considerando anche ciò che non è visibile nel mondo materiale ma che è percepibile esperienzialmente.

Vorrei dettagliare meglio questo pensiero: la filisofia dei 5 elementi è riscontrata nei sacri libri indiani, i Veda, specialmente l’Ayourveda, quello in cui ci si occupa del benessere armonico della vita. Ci si riferisce ai 5 elementi come i Pancha Mahabuta e questi, secondo la teoria, costituiscono tutto l’insieme della creazione, Essere Umano compreso. Alla nostra morte ciò che siamo si dissolve in questi 5 elementi ristabilendo così “l’equilibrio cosmico”.

I 5 Elementi sono associati ai 5 sensi del corpo umano i quali agiscono come mediatori delle interazioni del nostro corpo fisico nel mondo in cui viviamo. L’elemento più basso, la terra, può essere veicolata da tutti e 5 i sensi. L’Acqua, seconda in lista, non ha odore ma può essere esperita attraverso tutti gli altri 4 sensi. Successivamente viene il fuoco che non ha né odore né gusto. Ultimo viene l’aria che può essere solo udita e percepita. L’Akasha, il quinto elemento, l’etere, va al di la di tutti e 4 i sensi materiali e può essere percepito da quello che viene definito un “ascolto solitario”, volgarmente, “meditazione”.

Quando mi sono approcciato allo studio del Sistema Endocannabinoide mi sono trovato a dover operare con strumenti inadatti. Il progresso della scienza ha fatto passi da gigante, vige, al giorno d’oggi, una “visione molecolare” della medicina dove ad ogni problema si deve continuare a cercarne la causa, anche irrazionalmente, perseguendo l’illusione di un intervento mirato e quindi controllabile in ogni suo singolo particolare. Onesto, ed in alcuni casi funziona. Come accennavo all’inizio, purtroppo, questo non è il caso del sistema endocannabinoide.

Negli ultimi 30 anni, infatti, ci siamo trovati di fronte ad un sistema fisiologico dapprima totalmente sconosciuto e che ha una vastità inimmaginata. Una fisiologia molto importante che non è ancora trattata in nessuna università medica del mondo. Tale rifiuto ideologico contrasta con la diffusione scientifica e con i potenziali benefici sulla salute riportati dai pazienti.

La presenza di questo sistema pressochè ovunque nel nostro organismo lo rende estremamente importante per il benessere e l’equilibrio di ognuno di noi.

Nell’ultimo secolo abbiamo assistito all’insorgenza di nuove condizioni di vita, mai sperimentate prima dall’essere umano. Tali condizioni hanno portato, negli organismi predisposti, all’insorgenza di patologie dovute a Sindromi da deficienza del Sistema Endocannabinoide. Il Prof. Russo, infatti, ha coniato questo termine a spiegazione di molte eziologie “idiopatiche” ad oggi ancora presenti nella pratica medica. (1)

Come medico ho quindi deciso di fare un passo indietro e tornare al passato. Mi piace considerare la pianta di Cannabis una medicina in toto che, per essere tale, rispetti l’armonia dei 5 elementi come gli antichi scrivevano.

Questo non è un progetto a breve termine, è un progetto di ricerca per la vita, soprattutto la mia. Dal momento che ho la ferma convinzione che una tale visione possa fornire un punto di vista scientificamente interessante e meritevole di approfondimento, vorrei veramente “dargli una chanche”.

Per concludere, il messaggio che vorrei trasmettervi è di seguire gli articoli che scriverò guardandoli secondo questa filosofia. Spero vivamente che, dalla loro lettura integrale, possiate trovare un sincero spunto di riflessione sugli argomenti via via proposti.

“la compassione è alla base della moralità”

Hari Om