Cannabis una pianta per la vita
Da quando ho iniziato la mia “relazione di conoscenza” con questa pianta mi sono ritrovato a pormi dei quesiti che non so se mai mi sarei posto altrimenti. Tra questi, uno dei più pregnanti riguarda il concetto di Vita e come questo sia molto più ampio ed articolato di quello che siamo abituati ad intendere inconsciamente.
Approfondendo, successivamente, questa relazione e studiando più la fondo la sua storia ed evoluzione mi sono trovato a realizzare che, effettivamente, questa pianta, potrebbe rappresentare concretamente l’unica fonte di una vita imperniata sull’essenziale.
Ma che cosa significa vivere una vita imperniata sull’essenziale? Cosa è davvero necessario nella vita di un essere umano?
- È necessario avere del cibo, per soddisfare all’intrinseca necessità di mantenimento organico del corpo materiale.
- È necessario avere un riparo, affinchè il nostro fragile involucro non venga attaccato dalle irruente forze della natura.
- Per lo stesso motivo sebbene in versione “light” è necessario avere dei vestiti che ci proteggano quando siamo al di fuori del nostro riparo sicuro.
- Abbiamo bisogno, infine, di medicamenti che allevino le sofferenze derivata dalla malattia, manifestazione peculiare di una qualche nostra fragilità.
Questi 4 elementi sono necessari e fondamentali. Secondo le filosofie orientali, però, vi è sempre un V elemento come costituente di ogni singola realtà ed è quello “Sprirituale”, l’”etere”.
Tale elemento non è mai stato bistrattato così tanto come nell’epoca in cui viviamo oggi dove, molto spesso, chi ha una propensione personale in tal senso viene escluso dal “gruppo della maggioranza” con tutte le conseguenze che questo comporta.
Che cosa c’entra la pianta di Cannabis Sativa L. con tutti questi discorsi filosofici vi starete chiedendo. Ad un’analisi più approfondita, forse, un senso c’è e risale a tempi immemorabili.
Della pianta di Cannabis, infatti, abbiamo utilizzato, da sempre, ogni suo singolo componente. Ogni parte del mondo in cui cresceva libera era caratterizzata da una “prevalenza di utilizzo” ma oggi, a distanza di millenni siamo in grado, finalmente, di fare un passo indietro, osservandola nel suo complesso e avendo piena contezza delle potenzialità che essa racchiude.
- Le radici possono essere usate come medicamento così come veniva fatto dagli antichi cinesi che ne riportano gli utilizzi sin dal 2700 AC (ad oggi questi utilizzi sono quasi del tutto andati perduti) Veniva indicato come un buon antidolorifico nel dolore da fratture ossee e in quello post-chirurgico. Potevano, dopo esser state polverizzate, formare una pasta che veniva apposta sulle ferite. Ne era inoltre raccomandata l’assunzione tramite un decotto al fine di alleviare I dolori, stimolare la diuresi e, a quei tempi, per placare le emorraggie post-partum.
- Il fusto della pianta, a differenza delle radici oggi ancora ampiamente conosciuto, può essere utilizzato per le sue eccellenti fibre al fine di confezionare vestiti. È degno di nota il fatto che in molte culture i riti funebri si svolgessero tramite cremazione dei corpi avvolti in sudari fatti proprio di questo tessuto. Innumerevoli sono le prove storiche degli utilizzi tessili i cui primi rinvenimenti sono datati anche oltre 10 mila anni fa. Dalla polpa del fusto si può ricavare della carta di durevolezza estremamente elevata. In un periodo storico molto più recente rispetto a quando si ottenevano questi due prodotti dal fusto delle piante di canapa, è stato introdotto l’utilizzo della sua parte legnosa (dopo appropriata separazione meccanica) come materiale da costruzione estremamente salubre oltre che tra i più ecosostenibili che si possano rinvenire nel panorama odierno.
- Le foglie ed i fiori freschi della pianta di canapa sono un serbatoio preziosissimo di Cannabinoidi Acidi. Possono essere introdotti nel nostro organismo come medicamento, e non hanno alcun effetto psicoattivo, in quanto, la loro formula chimica, non gli consente di attraversare la barriera estremamente selettiva che separa il nostro sangue dalle nostre cellule nervose. La metodica migliore per assumere questo superalimento è attraverso l’estrazione del materiale a basse temperature. Si sconsiglia di ingerire le foglie integre (a mò di insalata) in quanto sulla loro superficie sono presenti dei piccoli cristalli, detti cistoliti, che possono provocare irritazioni alla mucosa dello stomaco.
- I fiori della pianta maschile non hanno altra utilità che far completare il ciclo riproduttivo di quella femminile che, sulle sue infiorescenze, produce due componenti importantissime per l’uomo: i semi da cui si ricavano alimenti completi di amminoacidi e acidi grassi (in un rapporto omega3-omega6 che ha pochissimi eguali in natura) e, dalla loro spremitura, oli nutrizionalmente altrettanto validi e che nell’antichità venivano usati anche come combustibile.
L’altro prodotto è contenuto all’interno di strutture molto piccole che prendono il nome di Tricomi. Ciò che contengono è la resina della pianta, li dove essa stessa concentra il suo fitocomplesso. Un “nettare medicamentoso” che, se propriamente lavorato, potrebbe alleviare le sofferenze di una percentuale di pazienti, affetti da un ampio range di patologie, estremamente significativa. Tale resina è anche la responsabile di quell’utilizzo ad oggi stigmatizzato, di ricerca spirituale, scarsamente diffuso in occidente ma conosciutissimo e a tutt’oggi praticato nei paesi asiatici.
Come titola l’articolo la Cannabis è una pianta per la vita. Una vita semplice ma, grazie alla relazione armonica che si può instaurare tra lei e noi, felice. O almeno questa è stata la mia esperienza personale e se lo è stato per me, forse, potrà esserlo anche per qualcun altro. In definitiva siamo tutti esseri umani.